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Cos’è l’Affiliate Marketing?

Quando parliamo di affiliate marketing (o marketing di affiliazione) dobbiamo capire che ci stiamo muovendo all’interno del cosiddetto performance marketing. Ci troviamo dentro un meccanismo attraverso il quale l’attore protagonista, l’affiliato, riceverà dei pagamenti solo in base ai risultati da lui o lei ottenuti: in base alle sue performance, appunto. 

Allarghiamo l’inquadratura e scopriamo tutti gli attori in gioco all’interno di questa particolare tipologia di business online. 

Affiliate Marketing. I protagonisti.

Abbiamo detto che il protagonista è l’affiliato. Gli altri attori che compongono il cast sono: 

  • L’affiliate network (non sempre presente, diciamo un attore ricorrente). 
  • L’azienda (che d’ora in avanti chiameremo merchant) che necessita di vendere o promuovere un prodotto o servizio.  

È proprio l’azienda/merchant, l’attore che crea la base perché si strutturi l’affiliate marketing, andando a creare un proprio programma di affiliazione (a cui si andranno a iscrivere gli affiliati) per potenziare i propri guadagni online

Descriviamo uno alla volta i membri di questo cast virtuale, ok?

Chi è l’affiliato (o publisher)?

È colui o colei che pubblicizza (tramite ad esempio il display advertising, con la pubblicazione di banner e creatività sui propri siti web e/o profili social o creando campagne a pagamento etc.) prodotti o servizi di terzi in cambio di una commissione (fissa o in percentuale sul venduto da lui o lei generato).

Chi è  il merchant (o advertiser)?

È, come anticipato, il motore del meccanismo. L’attore che mette in moto il lavoro degli affiliati. È l’azienda intenzionata a far promuovere a terzi (gli affiliati) i propri prodotti o servizi, garantendogli in cambio il pagamento di una commissione.

Chi è l’affiliate network?

È l’elemento di congiunzione tra affiliati e merchant. L’intermediario che si prende in carico la gestione della parte tecnica e che, soprattutto, si erge a garante tra le parti coinvolte. È sua responsabilità fare in modo che gli affiliati si attengano alle regole e che le aziende ottemperino ai pagamenti dovuti nelle tempistiche indicate.

Gli affiliate network possono però essere tranquillamente bypassati. Affiliati e merchant possono realizzare il proprio business senza rivolgersi a loro. Anche in ottica Web3 , la presenza di intermediari, oltre agli stessi affiliati, non è precisamente un fattore da considerarsi innovativo. 

Ad ogni modo, soprattutto per iniziare, i network sono sicuramente ancora preziosissimi. 

Il loop virtuoso dell’affiliate marketing in 4 step.

Definiti gli attori, schematizziamo il processo che caratterizza l’affiliate marketing, il suo circuito virtuoso:

  1. L’affiliato descrive, promuove sul suo sito (o account social) un prodotto o servizio: gli conferisce visibilità online. Intercetta gli utenti. 
  2. Gli utenti compiono un’azione. Ad esempio: comprano, attraverso il link del sito dell’affiliato, un prodotto dal sito dell’azienda.
  3. La conversione – il compimento dell’azione da parte del cliente – viene tracciata dall’azienda tramite il link dell’affiliato
  4. L’affiliato viene pagato.

La azioni remunerate dal merchant all’affiliato. Quali possono essere?

Abbiamo parlato di azioni da parte degli utenti. Quelle che definiscono la conversione dell’utente in cliente. Sono principalmente 3: 

  • Vendita di un prodottoCPS (cost per sale) 
  • Raccolta dati CPL (cost per lead
  • Download di un’applicazione (o altre tipologie di prodotti) – CPA (cost per action)

Queste che ti elencato sono le azioni o “conversioni” principali, le più diffuse, ma possono essercene molte altre. In poche parole, può venire remunerata qualsiasi azione il merchant ritenga importante per la sua azienda.

I sistemi di affiliazione

Ci sono diversi modi per ottenere dei guadagni come affiliato. Vediamoli uno alla volta.

  • CPM (COST PER MILLE). Il merchant paga una commissione al sito web dell’affiliato ogni volta che un banner contenuto all’interno del sito web viene visualizzato mille volte.  Un esempio? Facebook Ads utilizza il CPM.
  • PPC (PAY PER CLICK). In questo caso, a prescindere dal numero di visualizzazioni, il merchant paga ogni volta che qualcuno clicca sul banner esposto sul sito web dell’affiliato. Google AdSense si avvale del PPC. 
  • PPL (PAY PER LEAD). Meccanismo simile al PPC. L’inserzionista paga solo se l’utente diventa un lead, cioè quando compie un’azione che permette di ricontattarlo. Questo sistema assume diverse forme a seconda del modello di business del merchant. Il pagamento per l’affiliato può arrivare per aver generato un iscritto a una newsletter, alla prova gratuita di software o simili, oppure, ad esempio, a un sito di incontri. 
  • REVENUE SHARE. L’affiliato guadagna una percentuale variabile del fatturato che genera nei confronti del merchant. La percentuale varia significativamente a seconda del mercato, del prodotto e della singola azienda: dal 10% fino a un massimo del 70%. Il revenue share premia non la quantità, ma la qualità: come affiliato non puoi portare al merchant del traffico spazzatura. Vieni pagato solo per quel traffico, quegli utenti che convertono, che acquistano. Il revenue share è di gran lunga il sistema di affiliazione più redditizio. Quando un merchant si concentra con successo sul convertire i visitatori in clienti e massimizzare il profitto, un buon affiliato che porta traffico di qualità può arrivare a generare un fatturato immenso.

Come fare affiliate marketing

Avrai bisogno di pochi ingredienti per poter comporre la tua formula personale, per poterla modellare e quindi renderla sempre più performante e riuscire a diventare un giorno un super-affiliato.

  • Per prima cosa dovrai avere una buona connessione internet
  • Ricordati poi di settare il tuo mindset a dovere: senza il giusto atteggiamento non puoi definire i tuoi obiettivi, non puoi definire la strategia che ti porterà a raggiungerli e, nei casi migliori, a superarli.

Quindi, una volta connesso/a e focalizzato/a, potrai davvero pensare a come inserirti in questo business,  imparando per bene: 

  • I principi generali del marketing in modo da poter sfruttare le strategie più adatte a promuovere un prodotto o un servizio sul web. Fare affiliate marketing, difatti significa soprattutto padroneggiare due parole chiave che stanno alla base del marketing in generale: persuasione e strategia. Non avrai mai un ritorno sull’investimento (ROI) senza conoscere i principi della persuasione e senza una reale strategia.

Persuasione e Strategia: il Marketing dell’attenzione.

Per poter rispondere ai desideri degli utenti, dobbiamo ragionare come loro. Dobbiamo capire quali sono i meccanismi mentali che li portano a compiere determinate scelte a livello inconscio.

Dobbiamo sviluppare la giusta strategia per indurre i consumatori a compiere una determinata azione. 

Robert Cialdini nel 1984 pubblica il seminale Le armi della persuasione dove teorizza in maniera brillante le cosiddette leve della persuasione. Si tratta di una serie di regole di comunicazione persuasiva che vanno a integrarsi con le nostre emozioni, la nostra memoria etc. 

Tali leve sono: reciprocità, scarsità, impegno e coerenza, autorevolezza, simpatia, riprova sociale, contrasto. Immagazzinale al meglio.

Come affiliato, dovrai persuadere i tuoi utenti captando il bene più raro e prezioso della contemporaneità (dopo il tempo): l’attenzione. 

Pertanto, i marketer in generale e gli affiliati in particolare devono essere bravi a risvegliarle. Bisogna aggiungere però che, per farlo, con l’affiliate marketing si possiede un grande vantaggio rispetto ad altre tipologie di marketing. 

Il nostro prodotto o servizio, quello che vogliamo promuovere con le nostre campagne, è infatti già stato posizionato sul mercato da qualcun altro (l’azienda che lo progetta), il quale ha già fatto il suo listening per capire il mercato, ha determinato chi sono le buyer personas interessate, ha ascoltato le loro conversazioni sul web, ha “spiato” le attività dei competitor. 

Noi affiliati dobbiamo “semplicemente” sfruttare tale posizionamento e renderlo ancora più efficace, stimolando l’utente ideale ad avvicinarsi al prodotto o servizio in maniera convincente e creativa, inserendoci in un percorso già tracciato.

Come studiare una strategia di affiliate marketing.

La strategia di ogni affiliato deve basarsi su un concetto dalla natura mutante: il funnel. Mutante perché per alcuni è vecchio, antico, se non persino morto, defunto. Invece, il funnel cambia semplicemente e continuamente forma, ma rimane sempre e comunque la base per potersi approcciare al guadagno online

Tramite i funnel:

  • Stimoliamo l’attenzione. Creiamo delle fonti di attrazione che, come magneti, portano attenzione sulla nostra offerta. 
  • Conosciamo, selezioniamo il nostro pubblico reale. 

Il funnel è infatti l’imbuto di vendita che descrive il cammino, la trasformazione di un individuo, un nostro contatto, in cliente. 

È un percorso a tappe. 

Una strategia che si forma tramite “pagine di conversione”: opt-in page, landing page, advertorial e l’utilizzo del mail marketing.

Un contatto (un lead, un potenziale utente) viene spinto tramite dei trigger da noi disseminati nel web a compiere delle azioni, entrando dentro il percorso fino alla sua “conversione in cliente”. Oggi, nel Web3, i funnel sono integrati in modelli denominati loop che mirano a rendere le campagne di marketing bidirezionali sfruttando le azioni dell’utente per far crescere in maniera esponenziale le proprie performance di vendita.

Le fonti di traffico da catturare per fare affiliate marketing

I nostri utenti arrivano sulle nostre pagine di conversione o sui nostri siti web attraverso diversi canali, diverse fonti di traffico: organico e a pagamento. Vediamo cosa siano nel dettaglio. 

  • TRAFFICO ORGANICO: se sei un principiante e vuoi iniziare a dominare i meccanismi dell’affiliate marketing per generare i primi guadagni online è il traffico che devi conquistare per primo.  Dovrai mettere in gioco “solo” il tuo tempo, non i tuoi soldi.  Il traffico organico è infatti costituito da tutti gli utenti che arrivano spontaneamente sul nostro sito, pagina di vendita, etc.  

Come? Ad esempio, attraverso la creazione di contenuti di qualità che porteranno il posizionamento del nostro sito sulla prima pagina di Google, fattore che spingerà determinati utenti a scegliere noi rispetto ad altri, in maniera naturale. 

Oppure, altro esempio, attraverso la cura certosina della comunicazione sulle nostre pagine sui social network. Per ottenere un buon posizionamento del tuo sito e aumentare il tuo traffico in maniera organica dovrai implementare, una strategia SEO (Search Engine Optimization) che con il tempo darà un boost reale alla tua visibilità: portando gli utenti a essere incuriositi dai tuoi contenuti.

  • TRAFFICO A PAGAMENTO. I visitatori arrivano sul nostro sito, pagina etc., grazie al fatto che abbiamo implementato (pagato) dei meccanismi pubblicitari che hanno migliorato la nostra visibilità rispetto ai nostri competitor. Non sempre però si tratta di traffico di buona qualità (utenti non realmente in target con la nostra proposta, non realmente interessati) e questo non è un fattore di scarsa importanza. Vale sempre la stessa regola: migliore sarà la qualità del traffico, migliori saranno le performance, i nostri risultati.

Le principali fonti di traffico a pagamento sono:

  • Annunci sponsorizzati di Google (Google Ads)
  • Annunci e notizie sponsorizzate di Facebook (Facebook Ads)
  • Annunci sponsorizzati in altri social network.
  • Traffico da piattaforme specializzate.

Affiliate Marketing 5 consigli strategici.

Ecco 5 step per perfezionare la tua strategia da affiliato:

  • Studia a fondo i prodotti o i servizi che vorresti promuovere. Uno alla volta. Quando avrai trovato quello che meglio si addice al tuo modo di fare marketing, dovrai impegnarti, lavorare sodo per portare le tue campagne di affiliazione a un guadagno costante e sempre più elevato. 
  • Lavora sempre e solo su un prodotto o servizio alla volta. Solo una volta che la tua campagna di affiliazione sarà pronta e ti porterà dei guadagni stabili, passa a un altro prodotto o servizio.
  • Quando ti è possibile, prova tu stesso il prodotto o il servizio, studia bene tutte le informazioni che trovi sul sito del merchant e prova a sfruttare uno dei canali più virtuosi del Web3: le community che oggi si creano con assiduità attorno ai prodotti e servizi che attraversano e caratterizzano il Web3. Unisciti alle community. Partecipa attivamente ai canali social dei brand, agli eventi dal vivo, mescolati agli utenti, conosci sostenitori, influencer, follower, early adopter. Gli scambi di informazioni che avrai con loro ti permetteranno di capire meglio il livello di engagement su quel prodotto o servizio. 
  • Non promuovere mai prodotti e servizi che non ritieni validi. Se vuoi creare un business di lunga durata punta sulla qualità, sempre.
  • Se intuisci che in un prossimo futuro ci sarà spazio per un determinato settore allora vai alla ricerca di prodotti e servizi da promuovere in quello specifico ambito. Struttura la tua strategia persuasiva – sarà per te fondamentale l’aiuto di un tool come Google Trend, – nel momento in cui la competizione è ancora relativamente bassa. Coglierai i frutti migliori. 

10 skills per fare affiliate marketing.

Di seguito,  il decalogo delle skills che dovrebbe sempre possedere un bravo affiliato. 

  1. Saper creare un sito web. 
  2.  Saper fare SEO
  3. Saper scrivere contenuti adatti al web.
  4. Saper creare campagne a pagamento.
  5. Saper fare social marketing.
  6. Saper fare email marketing.
  7. Saper creare banner ed elementi grafici. 
  8. Possedere un minimo di competenze di Google Analytics.
  9. Possedere un minimo di competenze di tracking.
  10. Un minimo di soldi da investire e rischiare.

Essere esperti in tutto è forse impossibile. Si possono però sempre pagare dei reali professionisti come noi di Visibility – dai un’occhiata ai servizi che possiamo offrirti tramite il nostro Gold Affiliate Team – in possesso delle competenze necessarie per riuscire a sfruttare le potenzialità di questo business online in maniera ottimale. 

Liberamente adattato dal libro Affiliate Marketing nel Web 3.0 Flaccovio Editore, di Adriano De Arcangelis – CEO & Founder Visibility.

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Cos’è il Web3?

Il Web3 è sulla bocca di tutti. Ma pochi, in realtà, hanno capito di cosa si parli. E sono ancora meno quelli che ne stanno sfruttando davvero le opportunità. 

Oggi, tutti dovrebbero provare ad avventurarsi, a conoscere il Web3. Anche se, per una qualunque ragione, non lo usano. Proviamo a definirlo insieme.

Web3: la definizione

Il Web3 è… 

  • Un web ormai semantico, colmo di dati strutturati, informazioni rilevanti e ahimè tanta, tantissima spazzatura da interpretare con coscienza e consapevolezza. 
  • Un web che incorpora il linguaggio naturale – con l’intromissione delle nostre ricerche vocali nel suo spazio – che sfrutta l’intelligenza artificiale (AI) per provare a rendere trasparenti i nostri desideri, causando continue crisi di rigetto in chi si rifiuta di capire che in fondo stiamo meramente sfruttando degli strumenti creati dall’uomo per l’uomo e si richiude in una corazza tecnofobica. 

Il Web3 è, inoltre, il figlio ribelle del Web2. Il nipote che vuole recuperare i valori fondanti che avevano portato alla nascita di “nonno” Web1

Cos’è il Web2?

Siamo nei primi anni 2000. Nel mondo cominciano a nascere ed esplodere i social network, Google diventa un colosso quasi inscalfibile, il web si trasforma in uno spazio in cui gli utenti (noi, ci siamo sempre dentro anche noi, quando parliamo di utenti!) vogliono condividere, scambiare dati, creare contenuti, siti web, video, vogliono (vogliamo!) essere visibili per poter catalizzare l’attenzione di un mondo in evoluzione, sempre più connesso. Sempre più veloce. 

Ma, sebbene il nostro ruolo da utenti cambi, si evolva e ci illuda di essere diventati gli attori protagonisti del web, dei “prosumer forti di una comunicazione nella rete finalmente bidirezionale, non ne possediamo il reale controllo. Intendiamo proprio il controllo della comunicazione, dei nostri dati. 

La nostra privacy è continuamente a rischio, i nostri dati sono controllati in maniera centralizzata dai colossi che dominano la rete: le cosiddette big tech che annullano il nostro potere, permettendoci sì di essere in qualche modo protagonisti (ripetiamo: facendoci mettere in piedi i nostri business), mentre gestiscono il sistema come dei padroni silenti, dalle dimensioni virtualmente galattiche. 

Nel Web2, dunque, possiamo comunque fare i nostri affari, ma la spartizione del potere è un concetto inesistente. 

Lo spirito democratico che aleggiava nella rete prima ancora di essere chiamata Web1, sparisce.

La nascita del Web3

E così, intorno al 2014, mentre proprio i colossi del web aumentano il loro dominio e potenziano i loro cervelli elettronici e i loro algoritmi per prevedere sempre di più i nostri desideri – per rendere trasparente ai loro occhi la nostra umana ricerca di soddisfazione continua –, proprio mentre sperimentano la semantica e accrescono l’uso dell’AI, nasce in noi utenti un desiderio di riprendere il controllo sulla comunicazione. Insomma, sentiamo dentro il fatto che sia arrivato il momento di prendere il possesso dei nostri dati.  

Nasce quindi il Web3: un flusso rivoluzionario che scuote le fondamenta centralizzate del Web2 continuando però a sfruttarne gli insegnamenti, i modelli vincenti, virtuosi. Un esempio concreto? L’affiliate marketing [link interno all’articolo sull’affiliate marketing] ha aumentato le sue possibilità, i suoi canali, le sue potenzialità. Ma, anche nel Web3, continua a sfruttare le stesse regole, gli stessi principi vincenti del passato.

Web3 e Decentralizzazione

Il Web3 quindi – come abbiamo detto – diventa un gigantesco database che sfrutta l’intelligenza artificiale per soddisfare i nostri bisogni, per prevenirli ma, allo stesso tempo, comincia a dare spazio a un’idea rivoluzionaria, la decentralizzazione – che, beninteso, non si è ancora realmente realizzata – che passa per la creazione di strumenti e tecnologie che trasformino internet in un megafono per il mondo reale. 

Un megafono capace di diffondere ideali come:

  • Libertà.
  • Rispetto della privacy.
  • Uso etico della tecnologia. 

Il Web3 propone una nuova evoluzione della società. È aperto, condiviso. Open source. Il Web3 vuole riscrivere il contratto sociale tra governi, big tech, banche, cittadini.

I passi più importanti che ha compiuto in questo senso sono stati l’implementazione di: 

  • Tecnologia Blockchain.
  • Smart contract
  • Finanza Decentralizzata (DeFi). 
  • Metaverso. 
  • NFT. 

Tutti elementi che, oltre a un profondo cambio di paradigma, riflettono al loro interno tantissime opportunità di guadagno interne al Web3. 

[Se vuoi approfondire questi concetti … dai un occhiata a Crypto Heroil libro e il corso – e al Master Web3.

Liberamente adattato dal libro Affiliate Marketing nel Web 3.0 Flaccovio Editore, di Adriano De Arcangelis – CEO & Founder Visibility.

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Cos’è la SEO

Quando parliamo di SEM (Search Engine Marketing) e in particolare di SEO (Search Engine Optimization), ci troviamo di fronte a uno degli strumenti di marketing più efficaci in assoluto. 

Le attività SEO  sono ascrivibili al cosiddetto inbound marketing – che l’esperto SEO Benedetto Motisi, CEO di SEO Training [link interno alla pagina Master SEO], battezzava anni fa come fulcro di una sorta di “interceptor marketing” –, un marketing che mira a soddisfare un bisogno o desiderio di un utente intercettandolo, fornendogli una risposta concreta a una sua domanda (query) proprio mentre la scrive su un motore di ricerca come Google.

Dunque, attraverso la SEO, lavoriamo per intercettare i desideri e i bisogni di potenziali utenti nello stesso momento in cui tali desideri si palesano. Tali utenti potenziali sono i nostri clienti ideali: si trovano nello stato mentale di voler soddisfare una necessità, sia essa informativa o indirizzata verso un vero e proprio acquisto.

Come diventare visibili online? 9 step per la tua SEO Strategy

Con la SEO! Per ottenere un buon posizionamento del tuo sito web e aumentare il tuo traffico in maniera organica che con il tempo darà un boost reale alla tua visibilità: portando gli utenti a essere incuriositi dai tuoi contenuti. 

Gli step necessari per posizionare un sito web su Google al meglio sono 9 e costituiscono la migliore strategia SEO (pura, senza sfruttare canali Adv) possibile. Tutti questi passaggi contribuiranno a migliorare il  posizionamento del tuo sito web e aumentare il tuo traffico in maniera organica che con il tempo darà un boost reale alla tua visibilità: portando gli utenti a essere incuriositi dai tuoi contenuti.

Eccoli, tutti e 9. Uno dopo l’altro.

  1. Analisi di mercato & competitor.
  2. Analisi dei trend.
  3. Selezione del keyword set: Analisi delle parole chiave.
  4. Registrazione del dominio.
  5. Installazione CMS. 
  6. Ottimizzazione SEO on page-e on-site.
  7. Scrittura testi SEO oriented.
  8. Link building.
  9. Analisi dei dati. Ottimizzazione prestazioni del sito.

Analizziamo ognuno di questi singoli step. Uno alla volta.

SEO strategy – STEP 1. Analisi di mercato & competitor.

L’analisi di mercato e dei competitor dovrebbe essere sempre la prima attività quando si mette in piedi un business online (e offline), anche se non si ha intenzione di fare SEO. Troppo spesso ci si dimentica che l’analisi del mercato e dei player del settore è una fase essenziale, importantissima, per capire le reali difficoltà e l’impegno necessario per portare un utente a interessarsi ai nostri contenuti. Bisogna sempre analizzare il mercato. E fare i conti con le proprie competenze.

SEO strategy – STEP 2. Analisi dei trend.

Quando inizi ad analizzare un mercato e vuoi conoscere quali siano i trend del settore, devi trovare le risposte a queste domande: 

  • Cosa cercano realmente le persone? 
  • Come lo cercano? (Quali parole chiave inseriscono nella ricerca di Google per formulare la loro query?).

Tali risposte si possono trovare tramite un fantastico strumento completamente gratuito: Google Trends. 

Attraverso questo strumento possiamo capire il mercato di un prodotto, la sua geolocalizzazione e la sua stagionalità in base al numero di ricerche. 

I termini di ricerca cambiano nel tempo, alcuni possono essere di moda solo per un periodo e solo in alcune zone geografiche. 

La conoscenza di questi fattori può aiutarti a focalizzare le tue energie sul giusto pubblico, nei periodi migliori e maggiormente performanti. Google Trends ci dà ottimi spunti anche per quanto riguarda le parole chiave correlate e le query associate a una specifica ricerca. Il tool permette anche di comparare più parole chiave in modo da capire su quali concentrare davvero la nostra strategia.

Per poter ottenere visibilità sul web e, nello specifico, sui motori di ricerca, è difatti fondamentale scegliere le giuste parole chiave: assicurarsi che realmente le persone cerchino quel prodotto o servizio effettuando quella specifica ricerca tramite quelle keyword. Non possiamo basarci sulle nostre intuizioni, farlo sarebbe un grande rischio. Nel web esistono molte situazioni controintuitive e tutto va sempre accertato con i dati, con i numeri.

Una volta individuati i trend di ricerca e i target giusti da intercettare, sarà anche più semplice approfondire l’analisi dei nostri competitor dei loro punti di forza e di debolezza.

Questa fase è essenziale. Svolgila prima di qualsiasi altra attività operativa, risparmierai moltissimo tempo ed eviterai di sprecare risorse economiche.

SEO strategy – STEP 3. Selezione del keyword set: analisi delle parole chiave.

L’analisi delle ricerche che fanno gli utenti su Google può essere monitorata tramite dei tool specializzati, a pagamento.

Queste suite permettono di analizzare in un’unica dashboard quali siano le parole chiave sulle quali siamo posizionati con i nostri siti sulle SERP* di riferimento e qual è il loro andamento. E, soprattutto – cosa importantissima – il volume di ricerca che possiedono. 

Serpacronimo di “Search Engine Results Page”: corrisponde alle pagine che contengono i siti che rispondono alla ricerca effettuata dall’utente nel motore di ricerca come, ad esempio, Google

Il volume di ricerca è infatti il dato che ci indica quante persone ogni mese cerchino realmente su Google quella specifica parola chiave in una specifica zona geografica.

I tool che suggeriamo di provare sono SEOZoom e Semrush. SEOZoom è ottimo sul mercato italiano. Semrush anche su quello internazionale. Testali entrambi a seconda delle tue esigenze.

*[SERP è l’acronimo di “Search Engine Results Page”: corrisponde alle pagine che contengono i siti che rispondono alla ricerca effettuata dall’utente nel motore di ricerca come, ad esempio, Google].

SEO strategy – STEP 4. Registrazione del dominio del tuo sito web.

Il nome del dominio del tuo sito web è la base di partenza della tua attività di search marketing. Rappresenta il tuo brand. È importante che si possa ricordare facilmente e che abbia un senso logico nel contesto in cui andrai ad operare. Dovrai sceglierlo con cura, soprattutto se preferisci lavorare a progetti duraturi nel tempo. 
Può essere un nome di fantasia brand oriented oppure un nome SEO oriented rappresentato dalla o dalle parole chiave che riassumono il tuo business.

SEO Strategy – STEP 5. Installazione CMS

Una volta che hai scelto il dominio è arrivato il momento di mettere online il tuo sito.Se è una delle tue prime esperienze in ambito web e non sei un esperto/a, scegli WordPress come sistema di gestione. Si tratta di un CMS che, oltre a essere presente su molti servizi di hosting con opzione auto-installante (non devi fare praticamente nulla!), possiede una grande community di supporto, migliaia di plugin e template gratuiti e a pagamento.

SEO Strategy Step 6. Ottimizzazione SEO On-Page e On-Site

Il tuo sito è online. Dovrai imparare a ottimizzarlo dal punto di vista SEO on-page e on-site. Senza entrare troppo nel dettaglio: l’insieme delle attività che dovrai svolgere all’interno del tuo sito (e delle sue singole pagine) per migliorarne la visibilità, il posizionamento sui motori di ricerca come Google e incrementarne il  traffico organico

  • A livello “on-site”, dovrai focalizzarti sul  tuo sito nella sua interezza, curando fattori estremamente rilevanti per un buon posizionamento quali la velocità di caricamento del sito stesso, la sicurezza, la creazione di una sitemap ordinata, e (fondamentale) fare in modo di avere un’ottima usability
  • Il tuo sito deve essere facile da navigare, piacevole dal punto di vista grafico, deve insomma sì attrarre Google e gli altri motori di ricerca, ma soprattutto incentivare l’utente a continuare la lettura o la visione dei tuoi contenuti. 
  • E qui entra in gioco l’ottimizzazione on-page che, nello specifico, riguarda l’ottimizzazione di tutti gli elementi interni alle singole pagine del tuo sito, partendo appunto dai contenuti: dovrai curare al meglio il titolo – dovrà essere chiaro, preciso e contenere le keyword per le quali ci si vuole posizionare –, i tag HTML,  le immagini  – dimensione, titolo, titolo alternativo – e la cosiddetta meta description: una breve descrizione della pagina che verrà visualizzata dagli utenti sui risultati di ricerca.

SEO Strategy Step 7. Scrittura Articoli SEO oriented

Come abbiamo appena visto, il nostro sito necessita di contenuti ottimizzati per potersi posizionare al meglio sui motori di ricerca come Google. Fare un buon lavoro di copywriting è essenziale 

Ogni articolo, ogni testo che andrai a inserire, infatti, se scritto bene e della giusta qualità, diventerà una nuova porta di ingresso per il tuo sito e quindi un nuovo potenziale canale di guadagno.

Scrivi per Google, ma anche e soprattutto per gli utenti: sono loro il nostro target, è loro che dobbiamo soddisfare. La qualità di cui ti parlo infatti non è letteraria: la stabiliscono Google e i tuoi utenti. Devi soddisfare i loro bisogni. Sembra banale, ma non lo è affatto. 

Molti siti mettono online contenuti con l’unico scopo di posizionarli in prima pagina, dimenticandosi completamente dell’utente che andrà a leggerli.

SEO Strategy – Step 8. Link building

In ottica SEO, una volta che avrai attuato tutte le classiche attività di ottimizzazione on-page (interne al sito) si renderà necessario un lavoro di spinta dall’esterno per guadagnare autorevolezza agli occhi di Google e dei nostri potenziali utenti. Difficile spiegarti qui, in poche righe, come funzioni in maniera approfondita l’attività di link building. Facciamo un esempio utile a capirne lo scopo.

La popolarità e l’autorevolezza di un sito web in termini SEO non sono date semplicemente da fattori interni. Se fosse così sarebbe come domandare a ognuna delle partecipanti al concorso di Miss Italia chi sia tra loro la più bella. La maggior parte delle risposte sarebbero probabilmente autoreferenziali, del tipo: “sono io la più bella!”, ma capisci bene che in questo modo non ci sarebbe meritocrazia, vincerebbe solo l’egocentrismo.

Ecco, su Google il concetto è molto simile. È importante ottimizzare il proprio sito in ottica SEO per renderlo autorevole agli occhi di Google, anche tramite dei giudizi esterni, i “voti” che ci daranno gli altri siti web. 

Come si esprimono questi voti? Tramite i link esterni o backlink: i collegamenti ipertestuali tra un sito e un altro.

Se molti siti decidono di “parlare” dei contenuti del nostro sito e li “linkano” all’interno delle loro mura virtuali, andranno a incrementare la nostra autorevolezza e, di conseguenza, aumenteranno il peso che il nostro sito ha nelle SERP di Google.

Quando parliamo di link però non conta solo la quantità. 

È, difatti, ancora più importante la qualità e la pertinenza dei link che riceviamo. Per intenderci: è molto più importante un link da un sito autorevole come una testata giornalistica registrata rispetto a un blog WordPress che è stato installato ieri. 

Inoltre, se stai parlando di telefoni, non serve a nulla ricevere link da siti dedicati al mondo del beauty (non c’è pertinenza!).

SEO Strategy Step 9 – Analisi dei dati. Ottimizzazione prestazioni del sito

Abbiamo messo online il sito. Lo abbiamo ottimizzato. Abbiamo implementato campagne di link building per aumentare la sua autorevolezza.

Ora è arrivato il momento più importante, quello dell’analisi dei risultati. Ogni business online ha il vantaggio di poter essere basato, strutturato e continuamente ottimizzato sulla base di dati certi, sempre misurabili. Analizzare i dati, verificare come ci stiamo comportando su Google coi nostri contenuti e programmare interventi migliorativi e di ottimizzazione è fondamentale per avere successo sul Web. L’analisi virtuosa dei dati, infatti, farà crescere esponenzialmente la visibilità dei nostri siti, giorno dopo giorno, mese dopo mese. Ricorda, per avere grandi risultati dovrai avere sempre il controllo di tutto: tracciare, misurare, ottimizzare e, quindi, scalare. Come strumenti di analisi esistono due tool gratuiti offerti da Google: Analytics e Search Console.

Conclusione: diventare visibili sul web è un’attività complessa

Come abbiamo potuto vedere insieme, fare SEO non è semplice. Richiede tante competenze e tantissima professionalità. Specie se si vogliono ottenere dei risultati tangibili e duraturi. Per questo, quando si struttura un business online, conviene sempre farsi accompagnare nel proprio percorso sul web da un team dedicato di professionisti come Visibility, in grado di capire in anticipo i punti di forza e di debolezza del tuo brand e di implementare una strategia di Digital Marketing a 360° per:

  • portare il tuo brand in prima pagina su Google  – scopri la nostra divisione SEO InPrima  migliorando il tuo traffico organico e…
  • integrandolo, quando necessario, con il canale advertising – scopri il Visibility Gold Affiliate Team per moltiplicare il tuo guadagno nel Web3.

Raccontaci il tuo progetto, la consulenza [ link a pagina contatti] è gratuita!

Liberamente adattato dal libro Affiliate Marketing nel Web 3.0. Flaccovio Editore, di Adriano De Arcangelis – CEO & Founder Visibility.